LA SEPARAZIONE CONIUGALE. Aspetti psicologici.


La separazione coniugale è una fase molto delicata e difficile che l’individuo, la coppia e la famiglia si trovano ad affrontare e che ha delle ripercussioni rilevanti a più livelli (psicologico, emotivo, affettivo, sociale, economico, ect..)

La decisione di separarsi, viene presa frequentemente, perché si spera di ottenere una qualità di vita migliore per sé, per il proprio partner e per i figli.

Nonostante spesso ci siano delle evidente difficoltà nello stare insieme ( litigi, mancanza di comunicazione, distanza emotiva etc..), non è facile accettare la fine di un rapporto di coppia, per tutto quello che quel rapporto doveva rappresentare (aspettative) e per quello che nella realtà invece è stato o è.

Quando due persone si innamorano, si costituiscono prima come coppia e poi come famiglia inevitabilmente ci sono delle attese su se stessi, sull’altro e sul rapporto di coppia che spesso rischiano di essere irrealistiche (illusione). 

Nel corso del tempo queste aspettative devono essere rinegoziate all’interno del rapporto di coppia, come dire “ vanno trovati dei compromessi” per garantire la necessaria evoluzione della coppia e  una buona soddisfazione nello stare insieme.

Si tratta in realtà di uno dei compiti più difficili che la coppia si trova ad affrontare e i dati sul crescente numero di separazioni sembrano confermare questa difficoltà e come spesso la separazione coniugale rappresenti l’unico modo per uscire da una situazione relazionale considerata insostenibile.

Il punto è: “ come ci si separa” perché non tutte le separazioni sono uguali e non tutte le persone reagiscono allo stesso modo.

Possiamo dire che la separazione rappresenta la rottura di un legame significativo e che come ogni perdita importante può comportare un vissuto di lutto che richiede un tempo per essere elaborato.

Non tutte le persone però riescono ad entrare in contatto e/o a trattare questo dolore in modo adeguato, non tutte le persone riescono a raggiungere il divorzio psichico.

Sintomi come l’ansia, la depressione, i disturbi psicosomatici, che perdurano anche dopo anni dalla separazione, denunciano l'incapacità della persona di elaborazione e di riorganizzazione di fronte alle richieste di cambiamento che la separazione comporta.

Spesso vediamo persone che reagiscono alla separazione con una elevata conflittualità coniugale che perdura nel tempo in cui dominano sentimenti di collera e rancore espressi con comportamenti che hanno una finalità distruttiva apparentemente verso il/la partner che è considerato responsabile della separazione ma che in realtà coinvolgono tutte le persone presenti nella scena relazionale della coppia, figli compresi.

Paradossalmente in questi casi, i genitori, che dovrebbero rappresentare gli adulti del sistema familiare ed essere capaci di aiutare i figli ad elaborare la loro sofferenza per la separazione, risultano incapaci di tollerare e trattare sia il proprio dolore (la rabbia protratta nel tempo ne è una dimostrazione) sia quello dei figli.

La mancanza di una figura contenitiva attiva spesso i figli, anche piccoli, che preoccupati si sentono chiamati a proteggere e sostenere il genitore considerato più debole.

Gli psicologi parlano di processo della separazione per mettere in evidenza come ci sia necessità di un tempo per elaborare interiormente la separazione, per ristrutturare le proprie relazioni e per raggiungere una nuova organizzazione familiare.

Il dolore che si prova per la fine di un rapporto di coppia e per le conseguenze che ciò comporta può essere elaborato e superato senza attivare e/o coinvolgere i figli che si privano dell’importante ruolo di sostegno dei genitori.

In questi casi può essere utile per il genitore appoggiarsi ed essere sostenuto da un professionista, uno psicologo, che possa accogliere la sua sofferenza ed aiutarlo nel processo di elaborazione della separazione, perché torni ad essere lui l’adulto, una solida figura di riferimento a cui i figli possano a sua volta appoggiarsi nell’elaborazione del proprio cambiamento, che anche per loro comporta dolore e la necessità di trovare un nuovo equilibrio nel nuovo assetto familiare.




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