FAMIGLIE SEPARATE


In Italia è in costante aumento il numero delle coppie con figli che si separano,

come confermano gli ultimi dati resi noti dall’Istat (maggio 2013) riferiti all’anno 2011.

Nel 1995 per ogni 1.000 matrimoni si contavano 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2011 si arriva a 311 separazioni e 182 divorzi.

Il 72% delle separazioni e il 62,7% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio.

Questi dati ci spingono a riflettere su questo nuovo modo di essere famiglia, perché la separazione coniugale, che almeno a livello legalesancisce la fine del rapporto di coppia, non può e non deve sancire la fine del rapporto genitoriale. 

Gli ex partner, anche se non sono più coniugi, continueranno ad essere per sempre genitori.

Riuscire a distinguere tra questi due ruoli (coniugale e genitoriale) rappresenta la sfida evolutiva principale che la famiglia separatadeve affrontare per una nuova organizzazione delle relazioni familiarifunzionale per i figli.

Tutto questo può avvenire solo se c’è da parte degli ex coniugi una elaborazione a livello psicologicoed emotivo dell’evento separativo con il raggiungimento del divorzio psicologico.

Il processo separativo, cosi viene definito da vari autori (Bohannan, Kaslow,Emery),  può infatti dirsi concluso positivamente solo quando gli ex coniugi hanno accettato la  separazione, preso consapevolezza dei motivi reali che l’hanno determinata e iniziato ad investire sul futuro.

A livello genitoriale questo facilità il riconoscimento dell’importanza dei reciproci ruoli (padre e madre) ela possibilità di una collaborazione e cooperazione tra i genitori su questioni legate ai figli.

Spesso invece gli ex coniugi rimangono bloccati e invischiati in vecchie dinamiche di coppia che hanno evidenti ripercussioni anche nel rapporto genitoriale, coinvolgendo i figli in giochi relazionali altamentedisfunzionalie  che rischiano di avere varie e gravi conseguenze per lo sviluppo psicoaffettivo dei figli.

Mi sto riferendo per esempio al perdurare del conflitto tra gli ex coniugi anche dopo anni dalla separazione.

Possiamo dire che tutelare l’interesse del minore significa garantirgli la continuità relazionale con entrambi i genitori e l’accesso all’altro genitore e alla sua famiglia d’origine (nonni, zii).

Anche a livello legislativo con la Legge n. 54 del 2006 sull’Affidamento Condiviso il legislatore ha voluto definire in modo più chiaro e preciso l’importanza per i figli di una genitorialità condivisa.

Il minore diventa il punto di riferimento centrale e attraverso il concetto di bi-genitorialità, viene sottolineato il diritto e il bisogno dei figli di continuare ad avere rapporti allo stesso modo con il padre e con la madre anche dopo la loro separazione, sulla base dell’incontestabile verità che si resta genitori per tutta la vita nonostante il venir meno del vincolo matrimoniale.

Frequentemente come abbiamo accennato, le separazioni sono connotate da una profonda ed inestricabile conflittualità, espressa o latente, che impedisce agli ex coniugi di accedere ad una adeguata collaborazione genitoriale.

In questi casi può essere utile un Mediazione familiare.

Si tratta di un percorso di aiuto rivolto a coppie con figli, massimo 10/12 incontri, per la riorganizzazione delle relazioni familiari, in vista di o in seguito ad una separazione o divorzio.

Con l’aiuto del Mediatore Familiare, professionista “neutrale” nel conflitto che si accompagna al processo di separazione e di divorzio, i genitori hanno la possibilità di ridefinire e sperimentare diverse e rinnovate modalità relazionali, comunicative ed organizzative che permettano di trovare accordi funzionali al benessere dei figli, attraverso la concreta e costante condivisione della responsabilità genitoriale.

Essa rientra nell’ambito degli interventi volti a promuovere nei genitori le risorse, le competenze, la motivazione al dialogo e a prevenire il disagio dei minori.




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